Dal dermatologo i metodi per togliere o attenuare le macchie cutanee sono diversi e cambiano a seconda del tipo, della profondità e dell’estensione dell’inestetismo. «Il melasma, per esempio, non si può trattare con metodi aggressivi» spiega Mariuccia Bucci, presidente Isplad (International Italian Society of Plastic-Aesthetic Regenerative and Oncologic Dermatology).

«Soprattutto quando è dermico, cioè profondo, occorre intervenire con prudenza: il rischio è che si verifichi un’iperpigmentazione post-infiammatoria con un peggioramento delle macchie. In questi casi è consigliabile procedere con il trattamento farmacologico topico con preparati a base di acido retinoico o di idrochinone (in preparazione galenica), da applicare per diversi mesi. Solo in un secondo momento si può eventualmente considerare l’opzione peeling, purché delicato, a base di acido mandelico: essendo costituito da molecole molto “ingombranti” ha la caratteristica di penetrare molto lentamente e agire superficialmente in modo soft ».

Per le altre tipologie di macchie cutanee i trattamenti possono essere vari: sì ad altri tipi di peeling più “energici”, come quelli a base di acido salicilico, citrico, tricloroacetico, soluzione Jessner. Solitamente occorrono più sedute, a distanza di tre settimane. Per le discromie più circoscritte il medico potrà intervenire anche con il laser Q-switched, che ha come bersaglio specifico il pigmento melanina. Attraverso l’emissione di impulsi rapidissimi e con picchi di energia molto alti “disgrega” il pigmento senza danneggiare i tessuti circostanti. Spesso una seduta è sufficiente per eliminare le macchie cutanee; in altri casi è necessario ripetere più volte il trattamento a distanza di un mese.

Mani e décolleté: ci vuole la luce

Le lentigo senili/solari che appaiono sulle zone più esposte al sole, come il dorso delle mani e il décolleté, richiedono un’attenzione particolare: non hanno tutte lo stesso colore e sono molto diffuse. «In questi casi è vantaggioso utilizzare la luce pulsata, una speciale lampada allo xeno che emette, a impulsi, un fascio di luce composto da più lunghezze d’onda in grado di colpire la melanina su superfici estese» spiega la dottoressa Bucci.

«Di solito si agisce in due sedute: con la prima si regola l’apparecchio in modo che colpisca le macchie cutanee di colore più scuro per schiarirle e uniformarle alle altre più chiare, poi, dopo circa 4 settimane, si effettua un secondo trattamento su tutte le discromie residue. Se dovessero rimanere delle singole macchie più circoscritte, si può intervenire in un secondo momento con il laser Q-switched».

Nuovi agenti schiarenti per le macchie cutanee

Il trattamento cosmetico non può essere considerato una alternativa al trattamento medico (farmacologico), in quanto assolutamente inferiore in termini di efficacia; può, tuttavia, essere utilizzato in combinazione con quello medico, per migliorarne e prolungarne l’effetto.

I prodotti depigmentanti contengono sostanze funzionali, con meccanismi d’azione differenti, spesso utilizzate in combinazione tra loro. La tirosinasi è l’enzima regolatore della produzione di melanina e, di conseguenza, è il principale target per il trattamento dei disturbi dell’iperpigmentazione, quali il melasma, le lentigo senili, l’iperpigmentazione post-infiammatoria.

Nel corso degli anni, sono stati identificati diversi principi attivi per ridurre la produzione, la distribuzione e concentrazione di melanina. La maggior parte delle sostanze schiarenti sono, inibitori della tirosinasi. A questi si aggiungono gli inibitori del trasporto di melanina/melanosomi dai melanociti ai cheratinociti e le sostanze che aumentano il turnover epidermico (alfa-idrossiacidi e retinoidi), accelerando l’eliminazione dell’eccesso di melanina all’interno dei cheratinociti.
L’armamentario dei prodotti topici a disposizione del dermatologo recentemente si è arricchito di nuovi agenti schiarenti. Ecco quelli più recenti.

Silimarina: nota anche come cardo mariano, inibisce la produzione di melanina e riduce l’espressione della tirosinasi. Uno studio comparativo ha valutato l’efficacia e la sicurezza della silimarina topica con diverse concentrazioni (0,7% e 1,4%) rispetto all’idrochinone al 4% nel trattamento del melasma. Sono state arruolate 42 donne adulte con melasma divise in tre gruppi uguali il primo gruppo è stato trattato con silimarina 0,7% in crema, il secondo gruppo con silimarina 1,4% in crema e il terzo gruppo con idrochinone 4% sempre in crema.La durata del trattamento è stata di tre mesi. Al termine il punteggio MASI è stato significativamente ridotto in tutti i gruppi e non ci sono state differenze significative nella risposta terapeutica tra i tre gruppi. Non sono stati registrati effetti collaterali con la silimarina, mentre l’idrochinone è stato associato a significativi effetti avversi. La silimarina potrebbe quindi diventare una modalità di trattamento efficace e sicura per il melasma.

Malassezina: l’uso topico due volte al giorno per 14 settimane ha dimostrato in uno studio recente in pazienti con iperpigmentazione una riduzione della melanina rispetto al basale in tutti i partecipanti.
N-acetil-glucosamina: è un aminosaccaride che interviene nella melanogenesi e proteggendo le cellule della pelle dai radicali liberi e dallo stress ossidativo. Gli effetti schiarenti della pelle della N-acetil glucosamina sono ulteriormente potenziati quando viene miscelata con niacinamide (vitamina B3).

Acido tranexamico: inibisce indirettamente la melanogenesi e l’angiogenesi. Alle concentrazioni dal 2% al 5% si è dimostrato particolarmente utile nel trattamento del melasma attraverso l’interazione del sistema plasminogeno-plasmina. Il suo meccanismo d’azione è quello di prevenire il legame del plasminogeno ai cheratinociti sopprimendo così la formazione di prostaglandine. In questo modo verrebbe ridotta l’attività tirosinasica. Come è stato sottolineato in diverse revisioni scientifiche, in forma topica ha un profilo di sicurezza relativamente elevato, con scarsi effetti collaterali.

Cisteamina: La cisteamina stabilizzata ha dimostrato un’efficacia significativa per il trattamento del melasma in due studi randomizzati quando utilizzata in una formulazione in crema al 5%. Inoltre ha dimostrato di essere efficace quanto le ben note terapie farmacologiche depigmentanti ma con una maggiore tollerabilità. Un altro studio clinico ha mostrato una notevole efficacia della cisteamina topica per il trattamento delle macchie senili, generalmente considerate resistenti agli agenti depigmentanti topici.