Fino a qualche decennio fa le malformazioni vascolari come angiomi, voglie di vino, capillari dilatati del viso (couperose) e delle gambe venivano trattate con metodiche invasive e spesso deturpanti come radioterapia o crioterapia, oppure con interventi di chirurgia plastica dagli esiti spesso demolitivi.

Dalla crioterapia al laser vascolare

È nell’aprile del 1983 che l’approccio a queste problematiche subisce una svolta, quando i dermatologi americani di Harvard Anderson e Parrish, in un articolo pubblicato su Science, parlano per la prima volta di “fototermolisi selettiva”, applicata a un particolare tipo di laser, quello vascolare.

«Nella fattispecie si parlava di Dye Laser, una luce monocromatica, a mono lunghezza d’onda, collimata e coerente, capace di trattare vari tipi di lesioni, dagli angiomi ai piccoli capillari, fino alle “voglie di vino”, in modo efficace, lasciando la cute pressoché integra, senza esiti cicatriziali», racconta Giuseppe Scarcella, specialista in dermatologia e venereologia esperto di laser-dermatologia e di laser in dermatologia chirurgica, oncologica ed estetica. «Questa teoria fu poi applicata anche ad altri tipi di laser con diversi impieghi, dall’epilazione ai tatuaggi».

Selettività e lunghezza d’onda del laser vascolare

Il vantaggio del laser vascolare rispetto alle metodiche tradizionali sta nella selettività. Su cosa si basa? «Su due aspetti: la lunghezza donda e la durata dellimpulso», spiega il dermatologo. «Nella cute esistono dei cromofori naturali, come l’emoglobina, che conferisce al sangue il colore rosso, o la melanina, responsabile del colore marroncino dell’abbronzatura. Esistono anche cromofori esterni, esogeni, come i pigmenti dei tatuaggi, di diversi colori.

I due ricercatori hanno capito che a ogni bersaglio cutaneo (cromoforo) corrisponde una precisa lunghezza donda, assorbita più o meno selettivamente dal relativo cromoforo. Hanno notato che le malformazioni vascolari, di colore rosso, vengono assorbite in modo più selettivo da determinate lunghezze d’onda rispetto ad altre. In questo modo il capillare dilatato o il vaso anomalo possono essere trattati, e quindi distrutti, senza lesionare i tessuti circostanti».

Selettività e durata dell’impulso del laser vascolare

Il secondo aspetto del laser vascolare riguarda la durata dell’impulso laser, che va calibrata in base alla grandezza della lesione da trattare. «Quando viene colpito un bersaglio, questo accumula calore che poi viene disperso alle strutture circostanti», spiega lo specialista.

«Ogni target ha un preciso “tempo di rilassamento termico”, cioè impiega un determinato tempo per disperdere il 50% del calore accumulato. Questo tempo è direttamente proporzionale alle dimensioni del bersaglio stesso: più è piccolo, più questo tempo diminuisce. Gli impulsi laser devono essere più brevi di questo tempo di rilassamento termico, in modo che il bersaglio venga distrutto prima che possa cedere calore alle strutture circostanti, danneggiandole».

Il Dye Laser

«Nell’ambito del laser vascolare, il Dye Laser è il gold standard della laser-terapia per le malformazioni vascolari», prosegue il dottor Scarcella. «Ha una lunghezza d’onda di 595 nanometri, con un’alta affinità per il colore rosso, quindi è assorbita in modo molto selettivo dall’emoglobina. Ciò consente di lavorare a basse fluenze, riducendo il rischio di danni. Insieme al laser KTP (lunghezza di 532 nm, siamo sempre nell’ambito della luce visibile), è il laser di prima scelta per le lesioni superficiali (fino a 500-1000 micron di profondità per il Dye Laser, 500 micron per il KTP), che appaiono di colore rosso e sottili.

In caso invece di lesioni vascolari più profonde, di colore bluastro, ci si avvale di laser a lunghezze d’onda dell’inizio infrarosso, cioè il laser ad alessandrite (755 nm), a diodo (tra 800 e 1000 nm) o Nd:Yag (1064 nm). Queste tecnologie sono meno selettive, ma più adatte a trattare lesioni fino a tre o quattro millimetri di profondità. Utilizzano potenze fino a 20 volte maggiori rispetto al Dye Laser o al KTP quindi devono essere sempre associati a sistemi di raffreddamento della pelle per evitare eventuali effetti collaterali».

Applicazioni del laser vascolare

Con il laser vascolare si possono trattare diversai tipi di malformazioni vascolari: angiomi stellati o spider, a forma di tela di ragno, di solito localizzati sulle zone esposte del viso, specialmente su pelle chiara, altri angiomi per esempio delle labbra, “laghi venosi”, più diffusi nella popolazione anziana, diversi tipi di angiomi localizzati in diverse sedi cutanee, le voglie di vino o macchie di vino porto (PWS come le chiamano gli anglosassoni), couperose o rosacea, teleangectasie degli arti inferiori (capillari dilatati).

«Gli angiomi andrebbero trattati il prima possibile perché con il passare degli anni tendono a sviluppare micro e/o macro noduli e ciò rende più difficile il loro trattamento laser», avverte l’esperto. «Su questo tipo di lesioni vascolari il Dye Laser è il trattamento di prima scelta, in grado di trattare fino a metà del volto in pochi minuti».

La seduta di laser vascolare

Il trattamento viene effettuato da medici con esperienza maturata in laser-terapia, meglio se specializzati in dermatologia. Dura pochi minuti e comporta un fastidio sopportabile, per questo si può prevedere l’applicazione di creme anestetiche non vasocostrittrici. Non va eseguito in zone fotoesposte, nelle stagioni più soleggiate. Non ci sono limiti di età.

Dopo il trattamento la lesione assume un colore viola (si chiama “porpora post-laser”) per 10-12 giorni: è assolutamente normale, l’importante è non esporsi al sole per almeno un paio di mesi. Vietato lo sport e il contatto con l’acqua per un paio di settimane. Bisogna applicare un unguento antibiotico per una decina di giorni e, se il trattamento riguarda le gambe, indossare delle calze elastiche per qualche giorno.

Effetti collaterali e complicanze

Come per tutte le procedure laser, è possibile che si verifichino effetti collaterali e complicanze.

  • Eritema ed edema: molto frequenti, scompaiono nel giro di qualche giorno; si applicano creme lenitive e si evita l’esposizione al sole
  • Porpora: compare dopo utilizzo di Dye Laser nel trattamento delle malformazioni vascolari congenite, dura un paio di settimane, si utilizza una pomata antibiotica di e, alla scomparsa della porpora, utilizzo di filtri solari per evitare esiti ipercromici.
  • Vesciche-flittene: dovute all’utilizzo di potenze eccessive, non sono frequenti ma vanno gestite come ustioni di secondo grado, per evitare che si trasformino in esiti cicatriziali permanenti.
  • Infezioni nella sede trattata: vanno prevenute con particolari precauzioni date dal medico e con l’utilizzo di topici antibiotici.
  • Esiti discromici (ipo e ipercromie): se di lieve entità e nei fototipi più chiari sono solitamente autorisolutivi nell’arco di alcuni mesi, mentre nei fototipi più scuri possono più facilmente essere di maggiore entità e possono anche non risolversi. Per questo, nei fototipi 5 e 6 i trattamenti con laser vascolare sono controindicati, mentre nei fototipi 4 e 5 si possono fare con cautela, con utilizzo di fluenze più basse e intervalli più lunghi tra le sedute. Per evitare un esito discromico permanente è importante che la parte venga protetta con filtri solari estremi in caso di esposizione al sole, che per diversi mesi deve essere solo accidentale e non volontaria. In caso di ipercromie si possono utilizzare filtri solari estremi che contengono sostanze schiarenti.

Tempistiche dei trattamenti

«Il trattamento con laser vascolare è risolutivo se ben eseguito», assicura Scarcella. «Servono circa tre o quattro sedute per la couperose (a distanza di tre-quattro settimane), mentre per gli angiomi potrebbero servirne di più a seconda dello spessore della lesione, della localizzazione (quelli del viso sono gli angiomi che rispondono meglio e, in questa sede, quelli localizzati in regione mandibolare e frontale hanno una risposta migliore rispetto a quelli localizzati al centro del viso; quelli degli arti rispondono meno bene rispetto al tronco); dellintensità del colore e della tipologia (gli angiomi con una forma cosiddetta a carta geografica” rispondono meglio di quelli compatti). Non sempre purtroppo si riesce a schiarirli completamente».