Il punto di partenza è uno solo: fototerapia e terapia fotodinamica (PDT) rappresentano entrambe, sia pur con i dovuti distinguo, validi supporti per intervenire, in maniera non invasiva, sulle manifestazioni dell’acne. «Non si tratta quindi di considerare una terapia più efficace dell’altra» spiega il professor Giovanni Leone, dermatologo, Responsabile Relazioni Estere dell’ISPLAD, Responsabile del Dipartimento di Dermatologia, Coordinatore Scientifico, Centro di Fotodermatologia e Vitiligine presso l’Ospedale Israelitico, Roma. «Occorre invece valutare a monte nel corso di una visita preliminare quale sia la strategia di intervento più efficace, tenendo conto di una serie di fattori che vanno dalla gravità della malattia fino ai desiderata dei pazienti».

Acne, la definizione del problema

Patologia infiammatoria dell’unità pilo-sebacea, l’acne si manifesta con la comparsa sul viso e in alcune aree del corpo, petto, spalle e dorso, di papule, pustole e comedoni. Tra i disturbi dermatologici più comuni in età adolescenziale, può avere anche una manifestazione tardiva interessando per lo più donne over 40.

«Siamo di fronte, infatti, a una patologia cutanea cronica e recidivante che alterna fasi di guarigione, più o meno dilatate nel tempo, a momenti di ripresa, più o meno significativa, delle manifestazioni» spiega il professor Leone. Nelle genesi della patologia entra in gioco il Propionibacterium acnes, un batterio naturalmente presente sull’epidermide che, in caso di produzione eccessiva di sebo, genera un’infiammazione responsabile della formazione di papule e comedoni.

La luce contro le manifestazioni dell’acne

Fototerapia e terapia fotodinamica si basano sull’azione della luce emessa da particolari lampade. L’impiego di luci terapeutiche è approvato per le applicazioni in campo oncologico per il trattamento di patologie cutanee di natura precancerosa, alcune forme tumorali non melanoma, oltre che nel caso di patologie infettive e infiammatorie.

Alcune problematiche relative alle terapie tradizionali per l’acne (somministrazione di antibiotici e di isotretinoina orale) hanno portato alla ricerca di modalità terapeutiche alternative o complementari evidenziando nei trattamenti con la luce una valida possibilità di intervento, non invasiva e con risultati significativi.

PDT e fototerapia: in cosa differiscono

Simili, ma non uguali, le due modalità terapeutiche hanno come elemento comune l’impiego della luce con funzione antinfiammatoria. «La differenza sostanziale sta nel fatto che la fototerapia impiega la luce, in particolare una luce led multilunghezza d’onda che esprime tutta la gamma del blu, in maniera esclusiva» commenta il professor Leone. «Nel caso della terapia fotodinamica, invece, l’irradiazione viene effettuata dopo l’applicazione, sotto forma di crema, di un farmaco ad azione fotosensibilizzante (acido 5-aminolevulinico, 5-ALA o metilaminolevulinato- MAL)».

Per quanto il meccanismo di azione che porta al successo terapeutico non sia del tutto noto, si ipotizza con un alto tasso di credibilità che la luce rossa attivi il farmaco provocando una reazione fototossica che, senza danneggiare le cellule circostanti, determina un danno alla ghiandola sebacea. Questo porta alla conseguente riduzione della secrezione sebacea, all’inattivazione del Propionibacterium acnes e alla diminuzione della ipercheratosi follicolare.

«Pur in assenza di studi specifici, va evidenziato un ulteriore punto di contatto tra le due metodiche: si è potuto notare infatti che il batterio responsabile dell’acne produce naturalmente sostanze fotosensibilizzanti per cui la sola applicazione della luce fa della fototerapia una sorta di terapia fotodinamica per così dire “naturale”» conclude l’esperto.

Fototerapia e PDT: ulteriori differenze

«Proprio a seguito dell’impiego del farmaco, l’azione della PDT risulta più decisa e questo consente di avere risultati in 2 massimo 3 sedute, eseguite a distanza di un mese, un mese e mezzo una dall’altra» prosegue il dermatologo. «Con la fototerapia va invece prevista una seduta a settimana per 2-3 mesi.

I risultati sono comunque soddisfacenti per entrambe le metodiche. Questo anche tenendo conto per altro del fatto che la fototerapia è più versatile e consente, a differenza della PDT, di associare alle sedute con la luce l’impiego di farmaci, in particolare tetracicline, e di retinoidi per uso topico creando così un protocollo completo che massimizza i risultati».

Quando la fototerapia e quando la PDT?

«La PDT, proprio per l’utilizzo del farmaco sensibilizzante, produce una reazione più marcata rispetto alla fototerapia, con risultati più significativi e di maggior durata nel tempo» commenta l’esperto. « È la ragione per cui la pratica clinica suggerisce l’impiego della fototerapia nei casi di acne lieve e moderata, preferendo la PDT in un quadro di acne grave. Il che non vuole dire che in ambito di valutazione iniziale non ci si possa indirizzare a monte verso una piuttosto che l’altra terapia».

Questo perché i fattori da tenere in considerazione sono diversi. «Nonostante si tratti in entrambi i casi di metodiche sicure, senza esiti cicatriziali e tossicità, occorre tenere presente che gli effetti collaterali immediati e tardivi, pur restando sempre in un range tollerabile e controllabile, sono maggiori per la PDT» continua il professor Leone. «Questo spinge molti pazienti a indirizzare le preferenze verso la fototerapia mentre è la tempistica abbreviata che in altri casi suggerisce l’opzione della PDT.

Non ultimo entra in gioco il fattore costo che il professionista dovrebbe sempre prospettare al paziente. I farmaci fotosensibilizzanti hanno infatti un costo molto elevato e, sia pur le sedute con la fototerapia siano in numero maggiore, il computo finale è sempre inferiore per la fototerapia rispetto alla PDT».

In conclusione

Fototerapia e PDT sono accumunate dall’essere terapie non invasive, con una buona tollerabilità, senza effetti collaterali sistemici e con validi risultati. Anche se manca attualmente uno studio su grande scala che permetta di evidenziare linea guida per la scelta tra le due metodiche, è l’esperienza del professionista a dare indicazioni in merito alla selezione dei pazienti da indirizzare verso una o l’altra terapia. Si sconsiglia l’utilizzo di entrambe le metodiche nel periodo estivo prevedendo il ciclo di trattamento preferibilmente nei mesi di scarso irraggiamento solare, con possibilità di ripetere le sedute qualora se ne presenti la necessità.