Da qualche anno si parla della possibilità di utilizzare il laser, metodica ormai collaudata in dermatologia, anche per curare l’onicomicosi, l’infezione da funghi che colpisce le unghie di mani e piedi. «L’idea è nata dalla constatazione che questo tipo di infezione richiede cure farmacologiche molto lunghe, che presentano un alto tasso di recidiva», spiega la dottoressa Chiara Lovati, dermatologa dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano, esperta in diverse tecniche di laser terapeutico ed estetico. «Il laser può essere una terapia complementare o alternativa, specialmente per quanti non possono affidarsi ai farmaci. I dati finora disponibili non sono molti: i primi lavori risalgono al 2015, a oggi mancano studi condotti su larga scala e i risultati non sono univoci». Vediamo quello che sappiamo finora.

L’onicomicosi: di cosa si tratta

L’onicomicosi è un’infezione fungina che provoca scolorimento, ispessimento e separazione dal letto ungueale. È caratterizzata dalla comparsa di una macchia biancastra, giallastra o verdastra sull’unghia che, se non trattata in tempo, si può espandere su tutta la superficie. Può essere causata da vari organismi, la maggior parte dei casi dermatofiti, soprattutto Trichophyton rubrum e Trichophyton mentagrophytes o da lieviti come la Candida Albicans. «Si tratta di una patologia benigna, ma fastidiosa», spiega la dermatologa. «Oltre ad alterazioni estetiche, dolore, possibili sovrainfezioni batteriche, ulcerazioni da traumi, se non curata l’onicomicosi può comportare la perdita dell’unghia. Nonostante il trattamento, il tasso di recidiva va dal 10% al 50% a causa di reinfezioni o dell’inefficacia delle cure adottate».

Diffusione dell’onicomicosi

L’onicomicosi rappresenta circa il 50% di tutte le malattie delle unghie. Colpisce circa il 10% della popolazione, il 20% delle persone con più di 60 anni e il 50% degli over 70. Nei Paesi caratterizzati da elevate temperature e umidità (condizioni che favoriscono la proliferazione fungina), l’incidenza di onicomicosi causate da muffe non dermatofitiche, come Fusarium oxysporum, o lieviti, come Candida albicans, è in aumento.

Terapie tradizionali: i limiti

«Attualmente il gold standard di riferimento è la terapia sistemica con farmaci antimicotici, come gli i derivati azolici (itraconazolo e fluconazolo), la terbinafina (allilamina) e in maniera minore la griseofulvin, che però presenta dei limiti sia di efficacia che legati al corredo di possibili effetti collaterali», continua la dottoressa. «Il laser è un’opzione valida soprattutto nei casi di controindicazione all’uso dei farmaci: ci sono varie categorie di persone che per vari motivi non possono assumere terapie prolungate, come donne in gravidanza, bambini, diabetici, pazienti con insufficienza renale o anziani che assumono già diversi medicinali.

Spesso si osservano casi di scarsa compliance (aderenza alla terapia) o abbandono precoce della terapia, soprattutto per via dei tempi molto lunghi (per l’alluce, che è l’area più colpita, la cura dura circa sei mesi) e/o per il rischio di effetti collaterali o interazione con altre terapie in corso. Per quanto riguarda i medicinali topici (soprattutto creme antimicotiche come miconazolo, tioconazolo, amorolfina, ciclopiroxolamina) si è visto che non sono sempre efficaci: l’efficacia è deludente in quanto le creme e gli smalti non riescono a oltrepassare totalmente la barriera dell’unghia. Inoltre alcuni microorganismi come la Candida sono molto resistenti».

Come funziona il laser per l’onicomicosi

I dispositivi laser emettono energia sotto forma di fotoni che producono calore (principio della fototermolisi selettiva). Il manipolo viene diretto in modo che il laser penetri attraverso l’unghia fino al letto ungueale: il calore generato degrada le cellule interessate dall’infezione, inibisce la crescita del fungo e lo distrugge. In genere vengono trattate tutte le unghie. Diversi tipi di dispositivi laser sono stati approvati dalla Food and Drug Administration per il trattamento: secondo i criteri di approvazione, questi dispositivi possono produrre un “aumento temporaneo dell’unghia trasparente in pazienti con onicomicosi (per esempio dermatofiti Trichophyton rubrum e Trichophyton mentagrophytes e/o lieviti Candida albicans)”.

Tempi e sedute

I protocolli variano in base al tipo di laser impiegato. «Uno dei laser più promettenti è il vascolare Nd-Yag (laser ittrio-alluminio-granato) che rende il trattamento più rapido e meno doloroso», spiega Chiara Lovati. «Sfrutta una lunghezza d’onda di 1064 nanometri, che è quella d’elezione per questo tipo di trattamento, ed è dotato di un manipolo che riduce il tempo di contatto con la pelle e, quindi, il dolore».

Le sedute durano pochi minuti e non viene eseguita alcuna anestesia. Non serve preparazione, salvo l’igiene dell’unghia e la rimozione dello smalto. In genere il protocollo richiede quattro-cinque sedute a distanza di circa 30 giorni. Il numero di trattamenti dipende dalla gravità dell’onicomicosi. I risultati sono valutabili in circa tre mesi, a seconds dei tempi di ricrescita dell’unghia. Finora non sono state segnalate reazioni avverse significative. Il calore e il rossore sono temporanei e si risolvono applicando gel pack freddi o compresse fredde.

«Sono stati approvati anche laser ablativi come il CO2», prosegue Lovati, «che però richiede un trattamento preventivo della lamina ungueale, che viene “sezionata”. In questi casi l’efficacia del trattamento è potenziata dall’applicazione successiva delle creme antimicotiche, in quanto questa tipologia di laser crea dei “micro buchi” nella pelle che facilitano la penetrazione della sostanza».

I risultati

«I risultati sono abbastanza soddisfacenti», racconta la specialista, «soprattutto quando la terapia laser viene seguita da quella locale. Si raccomanda l’applicazione due volte al giorno di una crema antifungina per circa due settimane fino a tre mesi e oltre, a seconda della gravità dell’infezione». Una meta analisi di 35 articoli che hanno coinvolto 1723 pazienti ha rivelato che, in generale, con i laser il tasso di guarigione è del 63%. I segni di miglioramento includono lo schiarimento dell’unghia, la risoluzione dei detriti traballanti sotto o sull’unghia, il recupero dell’onicolisi, cioè il distacco dell’unghia dal letto ungueale, e il ritorno a una forma e una consistenza normali.

Vantaggi e svantaggi

Si tratta di un trattamento ad alto costo, non facilmente reperibile, che non azzera la possibilità di recidiva: se per la terapia orale la percentuale di successo è del 70-80%, per il laser scende intorno al 60%. Anche qui però i dati sono discordanti a seconda delle fonti. Per contro, la terapia non è invasiva ed è adatta quasi a tutti (attenzione ai pazienti con deficit neurologici periferici che hanno un’alterata o azzerata sensibilità al dolore). I dati pubblicati indicano che è relativamente sicuro, ma può causare dolore e sanguinamento.

«È fondamentale che la procedura venga eseguita da dermatologi esperti in quanto un trattamento non corretto può danneggiare i tessuti, creare ustioni, colpire i vasi sanguigni o, nei casi peggiori, portare alla perdita dell’unghia», conclude la dottoressa. «Sono necessari tuttavia studi di controllo randomizzati prima che i laser siano considerati uno standard di trattamento dell’onicomicosi».