La terapia fotodinamica è una nuova modalità terapeutica non invasiva che ha un ampia possibilità di applicazioni non solo in campo dermatologico, ed è certamente una delle terapie del futuro offrendo risultati estetici superiori a quelli ottenuti con i trattamenti standard, ormai consolidati.
Le condizioni che possono essere trattate sono diverse e tra esse ricordiamo:
- patologie pretumorali e tumori non melanoma
- malattie infettive come verruche e condilomi
- malattie infiammatorie come l’acne volgare
- le ulcere vascolari
- la psoriasi
- invecchiamento cutaneo (inducendo mediante la sintesi di neocollagene ed elastina un miglioramento della macchie cutanee, delle rughe, delle teleangectasie e della trama cutanea).
La terapia fotodinamica si basa su una particolare reazione indotta dall’eccitazione di un foto sensibilizzante esposto alla luce.
Questo fenomeno è stato riportato per la prima volta nel 1990 e negli utlimi 10 anni ha riscosso molta attenzione.
La sostanza più spesso utilizzata è l’acido 5 Aminolevulinico (5ALA) ed i suoi derivati, in particolare il metilestere (MAL).
L’ALA è un precursore metabolico della Protoporfirina IX del gruppo eme,che è presente nell’organismo con azione foto sensibilizzante.
Usato ad una concentrazione ottimale viene posto sulla lesione da trattare in occlusiva per un periodo variabile da mezz’ora a due-tre ore.
Essendo idrofilo attraversa solo lo strato corneo (lo strato più superficiale della pelle) alterato e penetrando all’interno della cellula ammalata viene rapidamente convertito in Protoporfirina IX dotata di potere foto sensibilizzante; questa a sua volta viene attivata e nel ritorno allo stato nativo può reagire con ossigeno molecolare o con i radicali liberi inducendo la morte cellulare.
La sorgente luminosa usata è una lampada blu o rossa ad opportuna lunghezza d’onda che permette un tempo di esposizione variabile da 2 a 5–10 minuti a seconda della lesione da trattare.
Durante e/o dopo l’esposizione alla lampada si possono verificare alcuni effetti collaterali transitori: dolore, prurito, bruciore, croste ed esfoliazione superficiale che si risolvono senza lasciare traccia.
Il trattamento è in genere ben tollerato e non richiede anestesia, ma a seconda della soglia di sopportazione del paziente qualora si dovesse verificare la comparsa di dolore o per ovviare lo stesso si può ricorrere ad una blanda anestesia in crema o all’uso di ansiolitici.
Dopo il trattamento il paziente dovrà evitare l’esposizione al sole o a sorgenti luminose per qualche giorno usando una crema foto protettiva e degli occhiali da sole.
Dott.ssa Fabiola Servello
Specialista in Dermatologia
Direttore Sanitario Poliambulatorio Alfa medica Ferrara-Delta Medica Monselice