La carbossiterapia nasce nel 1932 in Francia, nella stazione termale di Royat (Clermont-Ferrand), per il trattamento di patologie vascolari e, in particolare, in pazienti con arteriopatie periferiche. Il trattamento consisteva nella somministrazione di anidride carbonica per via percutanea attraverso bagni carbo-gassosi secchi o bagni in acqua carbonica (CO2 99,4%). Da allora sono stati trattati migliaia di pazienti affetti da arteriopatie periferiche con buoni risultati.
In Italia la carbossiterapia è stata importata sin dagli anni novanta presso la stazione termale di Rabbi (TN) che possiede le stesse caratteristiche termali dei bagni francesi. Ma la  somministrazione per via percutanea del gas, oltre che necessitare di opportuni sistemi di smaltimento per i grandi volumi di CO2 erogati, dipende da molte variabili, quali concentrazione del gas (1,2-1,4 g/l), temperatura ambientale (34°C), spessore dello strato corneo, flusso sanguigno; tali fattori limitano l’utilizzo di tale terapia solo in ambiente termale e ne condizionano l’efficacia. Per tale motivo la Società Italiana di Carbossiterapia
(www.carbossiterapia.it) ha affinato la tecnica di somministrazione del gas introducendolo sottocute (via transcutanea e sottocutanea) con l’utilizzo di un’apparecchiatura in grado di erogare CO2 in modo controllato con dosaggi e tempi d’erogazione ridotti e ben definiti e ne ha consentito l’uso ambulatoriale, non solo nelle arteriopatie periferiche, ma in una vasta gamma di patologie, tra le quali la panniculopatia edematofibrosclerotica (PEFS), le adiposità localizzate, le sindromi acrocianotiche. Recente applicazione di tale terapia anche in Dermatologia Plastica: la carbossiterapia può essere un valido trattamento complementare per “l’invecchiamento cutaneo” e per migliorare l’elasticità dei tessuti.


Che cos’è l’anidrice carbonica?
CO2 è un gas inodore, incolore di carbonio biossido e rappresenta con l’acqua il prodotto finale del metabolismo degli esseri viventi; essa diffonde rapidamente nel torrente circolatorio dove è trasportata sotto forma di ione bicarbonato, in parte combinata chimicamente con l’emoglobina e le proteine plasmatiche e in parte in soluzione a una tensione di circa 46 mmHg nel sangue venoso; trasportata ai polmoni viene eliminata, alla stessa velocità con cui è prodotta, lasciando una PCO2 di circa 40 mmHg negli alveoli e nel sangue arterioso.


Qual è l’azione del gas iniettato sottocute?
AZIONE SULLA CIRCOLAZIONE: la CO2 determina una vasodilatazione diretta e conseguente aumento della velocità del flusso sanguigno e l’apertura di capillari virtuali normalmente chiusi in condizioni parafisiologiche.
AZIONE SUL GRASSO: gli effetti della CO2 sul tessuto adiposo sono un effetto lipolitico diretto (si tratta di vere e proprie “fratture degli adipociti”!) legato all’azione meccanica del flusso del gas iniettato nell’ipoderma, senza che vi sia danno a carico degli altri tessuti e un effetto lipolitico indiretto legato alla capacità del gas di aumentare la biodisponibilità dell’ossigeno (potenziamento dell’effetto Bhor) per le attività metaboliche dell’adipocita, tra cui i processi ossidativi degli acidi grassi.
Un ulteriore effetto “bruciagrassi” potrebbe essere dovuto dall’attivazione meccanica di specifici recettori cutanei (corpuscoli di Golgi e Pacini) e la liberazione di molecole (bradichinina, serotonina…) che attiverebbero, attraverso complessi meccanismi biomolecolari, numerosi sistemi enzimatici comprese le lipasi intra-adipocitarie, ottenendo,così, l’idrolisi dei trigliceridi.


Come si svolge una seduta di carbossiterapia?
La somministrazione del gas viene effettuata con un’apparecchiatura certificata che permette di erogare il gas in modo controllato. Una seduta dura all’incirca 15 minuti. Il numero delle sedute e la scelta di sede e flusso terapeutico variano in base alla patologia da trattare (da 6 a 10 sedute per un primo ciclo). I cicli terapeutici possono essere ripetuti 2 o 3 volte l’anno. 


USI TERAPEUTICI DELL’ANIDRIDE CARBONICA


Patologie vascolari
L’importante vasodilatazione causata dalla terapia determina un netto miglioramento di tutte le patologie caratterizzate da stasi venosa.
I disturbi funzionali (claudicatio di varia eziologia) ed organici (ulcere) sono senza dubbio determinati dalla riduzione dell’apporto dell’O2 ai tessuti: diabete mellito e patologia ostruttiva ne rappresentano le cause più frequenti. La carbossiterapia determina un’aumentata biodisponibilità di O2 ai tessuti: per tale motivo il trattamento si è dimostrato efficace nel migliorare sia i disturbi funzionali che la cicatrizzazione delle ulcere. Un altro aspetto da non sottovalutare è la capacità della carbossiterapia di ridurre la sintomatologia dolorosa legata alla patologia ulcerosa e di migliorare, in caso di ulcere profonde, l’attecchimento di lembi o innesti di cute.
Un’ulteriore azione della carbossiterapia è la riduzione della evidenziazione di teleangectasie e/o vene reticolari, riducendo, dunque, la necessità di ricorrere alla scleroterapia.


Sindromi acrocianotiche
Più frequenti sono la Sindrome e il fenomeno di Raynaud. Non sottovalutando la possibile eziopatogenesi autoimmune di tali patologie, che necessitano in tal caso di terapie specifiche, la carbossiterapia può essere una valida terapia di supporto per il miglioramento del microcircolo.


Panniculopatia edematofibrosclerotica
Nella cosiddetta “cellulite” o meglio sindrome cellulitica  ruolo patogenetico più importante è svolto sia dall’alterazione del microcircolo (microangiopatia da stasi) sia da alterazioni istomorfologiche (aggregazione adipocitaria e fibrosi). Considerando, dunque, l’azione che la CO2 ha sul microcircolo e sui tessuti, comprendiamo come la carbossiterapia abbia un razionale scientifico per il trattamento di tale affezione.


Adiposità localizzate
Localizzate prevalentemente all’addome, regioni trocanteriche, regione antero-mediale delle cosce e parte mediale delle ginocchia. La carbossiterapia è in grado di agire sia con un effetto lipolitico diretto legato a flussi elevati (presenza di fratture adipocitarie e presenza di materiale lipidico nell’interstizio) sia con effetto lipolitico indiretto legato all’amplificazione dell’effetto Bhor e all’attivazione recettoriale (vedi sopra). Il gas inoltre è in grado di ricanalizzare i capillari compressi dagli adipociti.
In virtù dell’azione sul microcircolo e sulla capacità di determinare un enfisema sottocutaneo tale da “scollare” i tessuti medio-profondi, a tal punto da avere un’azione molto simile a quella di una liposcultura, la carbossiterapia può avere diverse applicazioni in Dermatologia plastica:
1) “Ringiovanimento” cutaneo di collo e scollo: migliorando la circolazione migliora anche l’idratazione della cute e il tono cutaneo.
2) Rilassamenti cutanei di addome (post-gravidico), di braccia e coscie (post-dimagrimento): miglioramento tono cutaneo.
3) Trattamento di smagliature e cicatrici chirurgiche: migliorando l’elasticità cutanea sia smagliature che cicatrici appaiono meno evidenti.
4) La carbossiterapia è propedeutica per l’intervento chirurgico di lipoaspirazione e addominoplastica: migliora il risultato dell’intervento e abbrevia i tempi di recupero post-operatori.


D.ssa Emanuela Di Lella
Dermatologo Plastico in Roma