Tatuaggi: ritirati 9 pigmenti
Sono pericolosi ben nove pigmenti per i tatuaggi. Analisi a campione hanno evidenziato la presenza di sostanze allergogene e cancerogene, nonché di metalli pesanti non ammessi. Gli inchiostri sotto il mirino non risultano conformi alla Risoluzione Europea che regola il settore.

Otto di questi pigmenti, per l’esattezza il Dubai Gold, il Sailor Jerry Red, il Black Mamba, il Green Beret, l’Hot Pink, il Banana Cream, il Lining Green, il Lining Red Light sono stati “sottoposti a divieto di commercializzazione, ritiro e richiamo”. Per il nono inchiostro, il Blue Iris, è stata prevista la non ammissione sul territorio nazionale”.

Lo ha deciso il Ministero della Salute che, tra il il 21 e il 26 marzo, ha pubblicato l’elenco dei pigmenti e i relativi provvedimenti tra gli avvisi di sicurezza presenti sul proprio sito. Gli inchiostri sono tutti prodotti in USA, ad eccezione del Black Mamba il cui Paese d’origine è ignoto.

I dati dei tatuaggi in Italia

Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità in Italia sono quasi sette milioni le persone con almeno un tatuaggio, che corrispondono al 13% della popolazione. I tattoo risultano più diffusi tra le donne (13,8%) rispetto agli uomini (11,7%).

Il primo tatuaggio viene generalmente eseguito a 25 anni, ma il numero maggiore di tatuati riguarda la fascia d’età tra i 35 e i 44 anni (29,9%).

Il 76.1% dei tatuati si è rivolto a un centro specializzato e il 9,1% a un centro estetico. Tuttavia, ben il 13,4% lo ha effettuato al di fuori dei centri autorizzati, con un’evidente mancanza di consapevolezza sui seri rischi che si possono correre.

Oltre a reazioni allergiche e a possibili effetti cancerogeni, un rischio associato ai tatuaggi è infatti quello di trasmissione di patologie infettive come l’epatite B e C e nel peggiore dei casi l’HIV. Per salvaguardare la propria salute appare perciò essenziale che l’esecuzione di questi ornamenti estetici venga effettuata nel pieno rispetto delle norme igieniche, in luoghi certificati, ed evitando scrupolosamente le pratiche “fai-da-te” realizzate attraverso l’uso di strumenti non adeguati.

[Cover Image – Photo by Allef Vinicius (ig: @seteales) on Unsplash]