DERMATOSI STAGIONALI – Parte I
di Pasquale Marinaro FOTOSENSIBILITA’ ACUTA
Con tale termine si intendono una serie di patologie dermatologiche che sono indotte o peggiorate dall’esposizione allo spettro delle radiazioni elettromagnetiche dei raggi solari.
Il termine “fotosensibilità” classicamente definisce un’anormale risposta alla luce, solitamente solare, che compare nell’arco di minuti, ore o giorni dall’esposizione, e permane da settimane a mesi.

CLASSIFICAZIONE DELLA FOTOSENSIBILITA ’
Acuta
Ustione solare.
Fototossicità:

  • farmaco-indotta
  • indotta da piante (fitofotodermatite)
    Fotoallergia:

  • farmaco-indotta
  • orticaria solare idiopatica
  • eruzione polimorfa alla luce
  • prurigo attinica
  • hydroa vacciniforme
    Cronica
    Dermatoeliosi (“fotoinvecchiamento” o “photoaging”)
    Dermatite attinica cronica
    Lentigo solare
    Cheratosi solare
    Tumori cutanei

  • epitelioma basocellulare
  • epitelioma o carcinoma spinocellulare
  • melanoma
    Acuta e/o cronica
    Porfiria cutanea tarda
    Porfiria variegata
    Protoporfiria eritropoietica
    Xeoderma pigmentoso
    Pellagra

    Di questo lungo elenco analizzeremo il primo gruppo.

    Esistono due espressioni cliniche di fotosensibilità acuta:
    1- una risposta “tipo” ustione solare, con lo sviluppo di alterazioni morfologiche cutanee che simulano un’ustione solare atipica: ne sono un esempio le reazioni tossiche ai farmaci o a sostanze vegetali (fitofotodermatiti).

    2- una risposta all’esposizione solare sottoforma di rash, con lo sviluppo di varie espressioni morfologiche: ne sono un esempio alcune reazioni polimorfe alla luce e ad alcuni farmaci.
    Col tempo, l’esposizione solare ripetuta cronica sfocia in alterazioni cutanee polimorfe degenerative, note in dermatologia come dermatoeliosi, più comunemente conosciute come “fotoinvecchiamento”.

    PATOGENESI
    L’ustione solare è una reazione cutanea acuta, ritardata e transitoria che fa seguito all’esposizione ai raggi ultravioletti (RUV) da fonte artificiale o luce solare. E’ caratterizzata da eritema e, quando è severa, da vescicole, bolle, edema e dolore; nella comune ustione solare non si osservano mai “rash” come nelle abnormi reazioni ai RUV. Questi, in fotomedicina, sono suddivisi in due tipi principali: UVB (290-320 nm, spettro ustionante) e UVA (320-400 nm); questi ultimi sono ulteriormente suddivisi in UVA-1 (340-400 nm) e UVA-2 (320-340 nm).
    L’unità di misura dell’ustione solare è la dose minima eritematogena (DME), che corrisponde alla minima esposizione agli ultravioletti in grado di causare un eritema ben delimitato in seguito a una singola esposizione. Tale misura, mentre in fotomedicina esprime un concetto fisico espresso in J/cm2 (Joule per cm quadrato), nel quotidiano deve tener conto di diverse varianti come la latitudine, la stagione e il fototipo.
    Il concetto di fototipo cutaneo (Skin phototypes, SPT) deve essere disgiunto dal colore cutaneo (classificabile semplicemente in bianco, bruno e nero). Non tutti gli individui con la pelle bianca hanno la stessa capacità di abbronzarsi e questa è la base principale per la classificazione degli individui in quattro fototipi principali. L’STP è basato sulla predisposizione propria dell’individuo di ustionarsi e di abbronzarsi.
    La semplice domanda: “Si abbronza facilmente?” permette di identificare il fototipo di appartenenza. Le persone con SPT I o II diranno immediatamente “no”, mentre quelle con STP III o IV diranno “sì”. Gli individui con SPT I e II sono considerati “melanocompromessi”, mentre quelli con SPT III e IV “melanocompetenti”.

    CLINICA
    L’osservazione dell’ustione solare, credo, sia esperienza comune e di non esclusivo appannaggio del dermatologo. Eritema ed edema, con tendenza alla confluenza, sono alla sua base; talvolta vescicole e bolle ne complicano il quadro clinico. Sebbene generalmente limitato alle aree di esposizione, non è infrequente il riscontro anche in zone corporee coperte da indumenti: ciò dipende dal grado di penetrazione dei raggi UV attraverso i vestiti, dal grado dell’esposizione e dall’STP del soggetto. Anche le mucose possono essere colpite: l’ustione della lingua può, anche se raramente, verificarsi nei rocciatori che respirano con la bocca aperta; più frequente è la localizzazione al bordo semimucoso delle labbra .

    SINTOMI
    Il prurito è il sintomo tipico, accompagnato dal dolore quando il quadro clinico è più grave. Cefalea e malessere sono comuni, mentre brividi, febbre e astenia sono presenti nelle ustioni severe. Il decorso è, nella maggior parte dei casi, benigno e risolvibile con impacchi freddi, steroidi locali, comuni antinfiammatori e antistaminici come terapia sistemica. Tuttavia, se il quadro clinico è esteso e grave, può essere necessaria una reidratazione ed una opportuna profilassi delle infezioni da attuarsi presso centri ospedalieri. Bisogna ricordare che l’ustione solare non può essere classificata in base alla profondità, come nel caso delle ustioni termiche, e quindi raramente esita in cicatrici, mentre più facilmente possono manifestarsi discromie, probabilmente correlate al danno melanocitario. L’eritema causato dagli UV ha un tempo di insorgenza e una durata che è bene ricordare: quello da UVB si sviluppa tra le 12 e le 24 ore dall’esposizione e si risolve in 72-120 ore, mentre quello da UVA raggiunge l’apice tra le 4 e le 16 ore e scompare nell’arco di 48-120 ore.

    PREVENZIONE
    Gli schermanti solari di cui, a ragione, si fa un gran parlare, trovano un’ indicazione quasi “terapeutica” e devono essere scelti con coefficiente di protezione da valutare attentamente in base al fototipo. Infine una raccomandazione che, per quanto intuitiva, è bene ripetere: gli individui con SPT I o II dovrebbero evitare di esporsi al sole soprattutto tra le ore 11 e 14.