La pitiriasi alba è un disturbo cutaneo particolarmente comune nei bambini e negli adolescenti: colpisce circa il 5% dei bambini negli Stati Uniti, secondo alcune stime. Conosciamola meglio insieme al dottor Andrea Paro Vidolin, responsabile del Centro di fotodermatologia e cura della vitiligine, Ospedale Israelitico di Roma.

Cos’è la pitiriasi alba?

Il nome si deve alla sintomatologia: il termine deriva dal greco ed è affine a “crusca”, si riferisce all’aspetto delle scaglie fini e biancastre (da qui l’aggettivo “alba”) che spesso sono fonte di disagio nei pazienti. Tuttavia, la malattia ha un decorso benigno e si risolve spontaneamente, con un graduale ritorno alla normale pigmentazione in alcuni mesi o anni.

Come si riconosce?

La pitiriasi alba è caratterizzata da macule e chiazze rotonde o ovali con margini indistinti, spesso con lieve eritema e/o desquamazione. La presentazione più comune è costituita da lesioni ipopigmentate asintomatiche o lievemente pruriginose. Le lesioni più comunemente sono da quattro a 20, misurano da 0,5 cm a 5 cm e sono distribuite prevalentemente su viso (soprattutto guance), collo, parte superiore delle braccia e parte superiore del tronco. La desquamazione può peggiorare in inverno a causa dell’aria secca degli ambienti chiusi e le lesioni si fanno più evidenti in primavera ed estate a causa dell’esposizione al sole, che scurisce la cute circostante. Possono essere presenti anche segni di dermatite atopica.

Chi colpisce di più?

La pitiriasi alba colpisce bambini e ragazzi di età compresa tra i tre e i 16 anni, specialmente sotto i 12 anni, in prevalenza maschi e con una storia precedente di atopia. La storia del paziente o della famiglia può includere dermatite atopica, rinite allergica o asma. Non c’è una chiara predominanza razziale, ma le lesioni sono più evidenti nei fototipi più scuri.

Quali sono le cause?

La pitiriasi alba non è una malattia infettiva né contagiosa. In molti casi è considerata una manifestazione minore della dermatite atopica. Non è stata identificata alcuna causa specifica, anche se i casi esaminati e gli studi sembrano ipotizzare un legame con alcuni elementi ricorrenti, come una ridotta produzione di melanina nelle aree colpite, la presenza di ghiandole sebacee atrofiche, anemia da carenza di ferro e bassi livelli di rame nel siero.

Esistono delle varianti?

Sono state descritte due varianti non comuni di pitiriasi alba. La prima, la pitiriasi pigmentante, presenta lesioni iperpigmentate al centro, di colore bluastro, circondate da un alone ipopigmentato. Questi sono spesso associati a infezioni da dermatofiti e si trovano principalmente nei tipi di pelle più scuri. La pitiriasi alba estesa invece è caratterizzata da un coinvolgimento cutaneo diffuso, simmetrico e più persistente e lesioni sono distribuite prevalentemente sul tronco piuttosto che sul viso.

Come si diagnostica la pitiriasi alba?

La diagnosi è abbastanza semplice e si basa sull’osservazione clinica. Può tuttavia essere completata da diverse procedure diagnostiche, utili a escludere altre malattie come infezioni fungine (tinea versicolor e tinea corporis), vitiligine, nevo depigmentosus (un leucoderma congenito stabile), psoriasi, seborrea, macule fogliari di cenere della sclerosi tuberosa, micosi fungoide (linfoma cutaneo a cellule T) e ipopigmentazione secondaria a farmaci topici come acido retinoico, perossido di benzoile e corticosteroidi. La biopsia cutanea di solito non è necessaria, ma può distinguere la pitiriasi alba dalla micosi fungoide.

Come si cura?

Non è richiesto alcun trattamento per la pitiriasi alba, che in genere regredisce spontaneamente in 12-24 mesi. Sono disponibili tuttavia molti trattamenti per ridurre i sintomi, ma non ci sono prove definitive sulla loro efficacia e la loro eventualità va discussa con il dermatologo. Gli steroidi topici a bassa potenza, come una crema o un unguento all’idrocortisone all’1%, possono ridurre l’eritema e il prurito e accelerare la ripigmentazione.

Anche il trattamento con inibitori topici della calcineurina, come pomata tacrolimus 0,1% e crema pimecrolimus 1%, ha dato prove di efficacia. Il calcitriolo, un analogo topico della vitamina D, ha mostrato un’efficacia comparabile al tacrolimus. Altre opzioni di trattamento, solitamente riservate a casi estesi, includono la fototerapia UVB a banda stretta o laser a eccimeri 308 nm.

Come trattare la pelle?

L’uso di dermocosmetici ad azione emolliente, lenitiva e idratante può essere indicato per attenuare i fastidi della pitiriasi alba e la secchezza cutanea, così come è raccomandata una corretta e costante igiene della pelle, attraverso l’uso di detergenti delicati. Le aree interessate dalla malattia devono essere protette dall’esposizione al sole, poiché l’oscuramento della pelle circostante può peggiorare l’aspetto estetico. Inoltre c’è il rischio di scottature per le zone ipopigmentate.