L’aspetto della cheratosi pilare ricorda quello di una “pelle d’oca”, poiché è caratterizzata da puntini rossastri o comunque più scuri della propria carnagione. Al tatto la pelle è ruvida e bitorzoluta, e pare non diventare mai veramente liscia, nonostante ci si idrati a sufficienza. In alcuni casi, poi, oli nutrienti e creme idratanti sembrano fermarsi sulla superficie della pelle senza mai dare l’impressione di penetrare davvero: è come se una barriera di strato corneo ostacolasse l’assorbimento di qualsiasi cosmetico. Almeno questo è ciò che riferiscono i pazienti, i quali nella grande maggioranza dei casi convivono con questa forma di cheratosi sin dall’infanzia.

In realtà, la cheratosi pilare non ha nulla a che vedere con il meccanismo della piloerezione, quello che subentra in particolari situazioni emotive o fisiche (i classici brividi) che volgarmente dà l’idea di rizzare i peli. Inoltre, la cheratosi pilare non riguarda nemmeno il concetto di idratazione della pelle, almeno in senso stretto. Questo è il motivo per cui spesso abbondare con prodotti idratanti o nutriente non è sufficiente a trattarla con efficacia.

Che cos’è la cheratosi pilare

«La cheratosi pilare non è propriamente una patologia cutanea, poiché è innocua, ma può essere inquadrata come una caratteristica della pelle, legata a un’eziologia autosomica dominante, per cui il corredo genetico è il principale responsabile» – precisa la dottoressa Simona Ferri, dermatologa ISPLAD – Spesso è correlata alla dermatite atopica e, nei casi più gravi, all’ittiosi.

«L’esordio è precoce, entro i 3 anni di età, e nei bambini riguarda il volto, specie le guance e l’area temporale, e gli arti superiori e inferiori. Con l’età, la cheratosi pilare tende a scomparire dal viso per “attestarsi” sulla parte superiore delle braccia e delle gambe. Molte persone notano una regressione importante dopo i 30 anni e nella maggioranza dei casi si attenua in estate, quando la pelle non è coperta da abbondanti strati di vestiti, come invece accade in inverno. In ogni caso, a causa della forte componente genetica, la cheratosi pilare non sparirà mai del tutto».

Ma che cos’è di preciso questa condizione cutanea? Alla base della cheratosi pilare c’è un ispessimento dello strato corneo in corrispondenza degli orifizi. Si formano dei veri e propri “tappi” di accumuli di cheratina che rendono l’intera area ricoperta da puntini duri e ruvidi. Anche se questa affezione spesso non dà prurito, il paziente può essere spinto a grattarsi per ovviare a un disagio. Ciò può determinare la formazione di crosticine e in rari casi di sovrainfezione batterica».

Come si cura

«L’unica terapia veramente efficace è topica, attraverso l’applicazione di creme cheratolitiche, cioè che sciolgono lo strato corneo ispessito. Le più efficaci sono quelle a base di urea con una concentrazione variabile dal 10 al 20%, a seconda dei casi. Si tratta di un particolare ingrediente che ammorbidisce gli ispessimenti cutanei, anche quando sono in corrispondenza del pelo, come accade per la cheratosi pilare. I risultati sono visibili già nel giro di qualche giorno, il problema è che durano finché dura la terapia».

Anche vaselina con acido salicilico al 3%, oppure lozioni o creme con acido lattico tamponato (ammonio lattato), acido salicilico al 6% in gel, o tretinoina 0,1% in crema o in gel favorendo l’esfoliazione migliorano l’aspetto della pelle Altri retinoidi topici efficaci possono includere crema o gel di adapalene allo 0,1% e crema o gel di tazarotene allo 0,05%.

Perché le creme idratanti non sempre funzionano contro la cheratosi pilare

Se si mantiene la pelle idratata la cheratosi pilare si attenua? «Tutte le creme per il corpo possono senz’altro aumentare la morbidezza della pelle, ma contro la cheratosi pilare non sortiscono alcun effetto, perché la vera risoluzione non è un fatto di idratazione (o di nutrimento), bensì di esfoliazione, ma è più corretto dire di “scioglimento” dei bottoni corneocitici che formano i tipici puntini simili alla pelle d’oca».

Contro la cheratosi pilare esistono dei trattamenti ambulatoriali? «I peeling chimici a base di acido salicilico e glicolico possono essere efficaci, certo, ma si tende a non effettuarli perché avrebbero risultati a breve durata. Lo stesso si può dire per l’impiego dei laser. La migliore cura è sempre quella domiciliare con creme cheratoliche, da effettuarsi con costanza» – conclude la dottoressa Ferri.