di Luciano Schiazza Viaggiare e scoprire paesi lontani ha sempre rappresentato per l’uomo stimolo di identificazionee confronto col proprio istinto di conoscenza.
Sono lontani i tempi in cui solo intrepidi navigatori, sfidando le insidie degli oceani, potevano raccontare di spiagge dorate, di mari cristallini, di lussureggianti vegetazioni.
Oggi è facile visitare isole e continenti; le offerte turistiche sono molteplici, spesso rivolte a luoghi in cui la natura si esprime nelle più estasianti espressioni.
L’aeroplano rapidamente soddisfa i nostri desideri di evasione, trasferendoci in atmosfere e costumi a noi inusuali.
Spesso però a questa ricerca di sole, mare e spiagge incontaminate non fa riscontro una educazione turistica che consiglierebbe approfondire, prima del viaggio, le conoscenze sugli usi e le abitudini della zona da visitare.
Accade così che al ritorno ci si scopra affetti da malattie a noi poco note o del tutto ignorate.
Ed è appunto a questo riguardo che descriviamo una patologia da noi osservata (1,2) e che merita di essere conosciuta: la ciguatera.

DEFINIZIONE
Con questo termine si indica una intossicazione alimentare causata dall’ingestione di una grande quantità di pesci della scogliera corallina (400-500 specie), tipica delle regioni circumtropicali, comprese tra 35 latitudine Nord e 34 latitudine Sud.
La Ciguatera deve essere distinta da altre malattie che l’uomo può contrarre mangiando pesci (es. botulismo) causate da improprie manovre di confezionamento o conservazione in quanto la ciguatossina (principale tossina responsabile della ciguatera) contenuta nel pesce non viene distrutta né dai vari tipi di cottura (es.friggitura, bollitura, cottura al forno, al vapore, ecc.), dall’affumicatura, dall’essicazione, dalla salatura, dalla congelatura, né l’odore e l’aspetto permettono di individuare il pesce ciguaterico.

STORIA
Il termine ciguatera deriva dal nome usato nel 18° secolo per indicare l’intossicazione causata dall’ingestione del mollusco marino Turbo Livona pica ( classe dei gasteropodi) conosciuto nelle Antille Spagnole col nome cubano di cigua che significa chiocciola o lumaca.
Tuttavia, anche se il nome ha origine nelle Indie Occidentali, la malattia era già stata osservata negli Oceani Indiano e Pacifico intorno al 16° secolo.

ORIGINE DELLA TOSSINA
La fonte della tossina si ritiene essere una fine alga, un microorganismo dinoflagellato bentico fotosintetico denominato gambierdiscus toxicus (prima osservazione alle Isole Gambier nella Polinesia Francese) il quale sviluppa sulla barriere coralline.
E’ stato osservato che la tossicità della zona a rischio aumenta allorchè l’habitat marino è disturbato da forze distruttive naturali (es. uragani) o umane (es. dragaggi, costruzione di frangiflutti, pontili); l’esposizione di nuove superfici permetterebbe al dinoflagellato di proliferare immediatamente su di esse.
Per comprendere la biogenesi della intossicazione è stata postulata l’ipotesi della catena alimentare: la fine alga sarebbe inizialmente mangiata, attorno alle scogliere tropicali, dai pesci erbivori e da quelli detritivori i quali a loro volta sarebbero preda dei più grossi pesci carnivori ed omnivori che accumulano in maggior quantità la tossina.
I grandi pesci, una volta intossicati, rimangono velenosi per anni come è stato dimostrato con animali tenuti in cattività a dieta atossica. La dimensione dei pesci quindi, vista la possibilità di concentrare e conservare la tossina, rappresenta un fattore di rischio.
Si considerano quasi sempre tossici i pesci di peso superiore ai 5-6 kg.; nel 69% dei casi se superano i 2,8 kg.; solo nel 18% dei casi se pesano meno di 2,8 kg..
La più grande concentrazione di pesci ciguatossici si ha nei Caraibi e nel Sud Pacifico.

SINTOMI
La sintomatologia della ciguatera è polimorfa; la diagnosi clinica si basa unicamente sugli aspetti clinici non essendovi tests di laboratorio indicativi della malattia.
Pur nella loro complessità e nel loro vario grado di combinazione, i sintomi sono inquadrabili in tre gruppi, facendo riferimento ai tre apparati interessati: digestivi, neurologici, cardiovascolari.
La malattia esordisce con una gastroenterite (diarrea acquosa, nausea, vomito, dolore addominale) in genere da 3 a 6 ore dopo l’ingestione del pesce contaminato; tale intervallo può ridursi ad un’ora od essere superiore alle 24 ore. Solitamente un più breve periodo di latenza si associa ad una sintomatologia più grave.
I disturbi gastrointestinali generalmente regrediscono in 1-2 giorni.
Le manifestazioni neurologiche compaiono in media 12 ore dopo il pasto con parestesie periorali, malessere, dolore e debolezza degli arti inferiori talora così spiccati da impedire la deambulazione. A questi si aggiungono, in maniera caratterizzante, il prurito ( a sottolinearne l’importanza, la malattia nella Nuova Caledonia è conosciuta cime la gratte o the itch, ossia il prurito) e la disestesia termica che si manifesta con inversione della sensazione del caldo e del freddo: oggetti, cibi e bevande calde sono percepite fredde e viceversa.
I sintomi neurologici e in particolare le parestesie possono persistere a lungo (in media tre settimane ma talora mesi od anni) rendendo talora il paziente inabile al lavoro.
Tali parestesie potrebbero suggerire la possibilità
di una malattia neurologica autonoma. Ciò può accadere quando i sintomi gastrointestinali compaiono durante la vacanza ed i disturbi neurologici al ritorno a casa: si crea una falsa impressione che i due disturbi non siano correlati.
La normalità della visita neurologica pone però gli opportuni suggerimenti diagnostici.
Anche la cefalea, le vertigini, la sensazione di gusto metallico o cattivo in bocca e segni di ipereccitabilità (ansietà, nervosismo, irrequietezza, rigidità e spasmi muscolari, iperreflessia, allucinazioni ecc.) arricchiscono il quadro neurologico.
A questo ricco corredo sintomatologico si possono associare disturbi cardiovascolari quali bradicardia (40-50 battiti al minuto), ipotensione e disturbi della conduzione sino al blocco cardiaco oppure tachicardia e ipertensione.
La ciguatera può risultare mortale: infatti sono riportati decessi per paralisi della muscolatura respiratoria oppure a seguito della grave disidratazione che può accompagnare il vomito e la diarrea.