La cheratosi attinica è la più comune delle lesioni precancerose cutanee: le lesioni con cui si manifesta questo disturbo, ricoperte di squame o di croste ruvide al tatto, compaiono generalmente sulle aree del corpo più frequentemente esposte al sole: viso, orecchie, cuoio capelluto, labbra, dorso delle mani, avambracci, spalle e collo. Fortunatamente nella maggioranza dei pazienti la cheratosi attinica resta una lesione benigna che non causa problemi ma l’attenzione deve essere sempre massima in quanto si può andare incontro ad un evoluzione maligna della patologia. È, quindi, chiaro come sia importante una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo delle lesioni.

In Italia ogni anno vengono effettuate circa 400.000 diagnosi di cheratosi attinica, in prevalenza dopo i 45 anni di età. Oggi gli strumenti terapici a disposizione sono diversi: in particolare, i trattamenti topici stanno riscontrando la nascita di molecole in grado di agire in modo selettivo sulla lesione, senza determinare alterazioni significative della cute sana

Come si presenta la cheratosi attinica

Inizialmente le lesioni di cheratosi attinica sono così piccole da essere riconosciute più al tatto che visivamente. In genere, si presentano sotto forma di forma di macula rosa, rossa o marrone, papula molto aderente alla pelle oppure placca squamosa o crostosa. «Nei casi più evidenti, la cheratosi attinica è una sorta di ferita che non si rimargina mai, si ulcera, sembra guarire, ma poi torna a ulcerarsi: questi fenomeni devono indurre il paziente a recarsi dal medico per poter instaurare una terapia ad hoc» – avverte il dottor Andrea Paro Vidolin, Responsabile del Centro di Fotodermatologia e Cura della Vitiligine dell’Ospedale Israelitico.

Cheratosi attinica: nuove cure sempre più efficaciLa diagnosi di cheratosi attinica è essenzialmente clinica, attraverso un’accurata anamnesi personale e familiare, l’ispezione visiva e la palpazione della lesione. Nei casi dubbi si può ricorrere all’esame citologico oppure alla dermatoscopia.

In genere la cheratosi attinica è dovuta all’effetto cumulativo dell’esposizione ai raggi UV, anche a lampada abbronzante.

«Le persone più vulnerabili sono coloro che hanno un fototipo chiaro e che non necessariamente hanno abusato del sole in seguito a comportamenti scorretti: spesso le cheratosi attiniche si manifestano in persone che lavorano all’aria aperta, che vivono in zone molto soleggiate o in anziani in cui si sommano l’esposizione ai raggi UV per tutta una vita».

Per tutti questi motivi, la cheratosi attinica si localizza prevalentemente nelle zone fotoesposte (viso, orecchie, labbra, cuoio capelluto, dorso delle mani, braccia).

Perché è importante curare la cheratosi attinica

Considerando la potenziale evoluzione della cheratosi attinica, il trattamento è volto alla prevenzione di sviluppo di neoplasie. È importante, tuttavia, precisare che non si può predire l’evoluzione della cheratosi attinica.

Al momento le terapie si differenziano in: trattamenti topici, terapia fotodinamica, asportazione chirurgica.

«La buona notizia è che oggi ci sono dei farmaci sempre più efficaci da applicare localmente e che mostrano un alto tasso di tollerabilità. I più utilizzati sono il diclofenac, l’imiquomid e il 5-fluorouracile.

Un altro trattamento contro la cheratosi attinica è la terapia fotodinamica che consiste nell’irradiazione delle aree cutanee lesionate. Si effettua tramite l’applicazione di una crema a base di acido aminolevunico, in corrispondenza della lesione, subito coperta da uno speciale cerotto che permette al principio attivo di raggiungere le cellule danneggiate.

E poi si espone la zona alla luce rossa LED del macchinario che consente una reazione ossidativa volta a distruggere la lesione. In alcuni casi, si può saltare questo passaggio e sostituire l’ausilio del LED con l’esposizione alla luce diretta del sole nelle immediate vicinanze della struttura clinica in cui si sta intervenendo, ma ogni caso è a sé.

Molto importante resta la prevenzione delle cheratosi attraverso gli integratori alimentari, che aumentano le difese cutanee, e l’uso di filtri solari. Anche una volta effettuati i trattamenti curativi» – conclude il dermatologo Paro Vidolin.

 

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